Proposta Radicale 4 2022
2

Editoriale

La “cura”

Di solito viene attribuito a Pietro Nenni: “La politica delle cose: fai quello che devi, accada quello che può”; prima di lui è stato il motto di Gaetano Salvemini e di Ernesto Rossi, mutuato da una riflessione di Immanuel Kant, il filosofo di Königsberg; doveva essere un bel tipo, se è vero che le sue ultime parole prima di morire sono state: “Es ist gut” “Va bene“. 

Al contrario non si può proprio dire che dalle urne del 25 settembre sia uscito qualcosa che possa giustificare un “Es ist gut”. Il motto, quello sì, per una sorta di imperativo si deve cercare di farlo nostro. Più che mai di questi tempi.

Occorre però recuperare un concetto che rischia di essere smarrito anche nella nostra comunità: il concetto di “cura”. Ricordate Franco Battiato? “Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie / Dai turbamenti che da oggi / incontrerai per la tua via / Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo / Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai… Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza / Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza… Ti salverò da ogni malinconia / Perché sei un essere speciale / Ed io avrò cura di te…”.

Nessuna intenzione o vocazione salvifica, beninteso. Però aver “cura” dei tanti “esseri speciali” in cui ci si imbatte può essere pratica benefica anche per chi la esercita. Vale per gli esseri viventi, vale per il Partito. Anche per il Partito Radicale che è, che è stato, che si vuole sia.

“Cura”, fondamentalmente consiste in un interessamento costante, una disponibilità all’ascolto, al dialogo, al confronto, ben venga se appassionato.  “Cura” è rispondere alle domande, perché come ricorda il colonnello Douglas Mortimer, le domande non sono mai indiscrete; le risposte a volte lo sono. “Cura” è attenzione alle piccole cose, al dettaglio. È lì che secondo un grande scrittore (Gustave Flaubert) e un celebre architetto (Mies van Der Rohe), si cela il divino. “Cura” si associa alla responsabilità che ci si assume di volta in volta: impegno verso chi ti dà fiducia, verso sé stessi. Presuppone una mentale porta sempre spalancata alla “diversità”, un’attenzione costante; più che manifestazioni di autorità, postula autorevolezza riconosciuta conquistata e nutrita da un paziente “saper fare”, “far sapere”. È capacità di lavoro di squadra e coinvolgimento. Senza la quale si pesta semplicemente acqua nel mortaio: inutile, di poca soddisfazione in ogni senso.

“Cura” è fare politica con etica (cosa diversa dal moralismo ai quattro formaggi spesso declamato, raramente praticato); è farsi anche carico di possibili conseguenze per quello che si dice, si scrive, si fa. Per questo, come un avveduto scacchista, è bene cercare di prevedere le mosse dell’avversario, agire (o non agire) di conseguenza; riflettere sulle conseguenze del proprio dire, scrivere e pensare: come quel dire, scrivere, pensare potrà e verrà usato. Non si può prendere una rivoltella, premere il grilletto, poi una volta sparato, rammaricarsi se qualcuno è colpito, giustificarsi col dire: “Non sapevo fosse carica”.

Questo è il quarto numero di “Proposta Radicale”, terzo fascicolo (per tradizione nei mesi estivi si pubblica un doppio numero). Altri ne seguiranno, a cadenza mensile. Le risposte che ci giungono sono confortanti, spronano a continuare. Più di un lettore chiede come abbonarsi alla rivista. Ancora non abbiamo studiato una formula in questo senso. Non è onesto fare abbonamenti e poi, magari, accorgersi tra qualche mese che non si riesce a reggere il passo come si desidera e si vorrebbe. Lasciateci il tempo di ben rodare. Poi se ne parlerà, una volta preso il passo e il ritmo. Se poi c’è qualche lettore che vuole comunque inviare un contributo di sostegno, ci scriva (va.vecellio@gmail.com); gli forniremo un iban.

Non resta ora che augurare buona lettura e dirci l’un l’altro: “Non mollare!”.     

Ascolta l'articolo

iMagz