Proposta Radicale 10 2023
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Ben Ferencz

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Ben Ferencz

Ben Ferencz

Ultimo procuratore vivente del processo di Norimberga ai nazisti, tra i primi testimoni a documentare le atrocità consumate nei lager. Aveva appena compiuto 103 anni a marzo. Nato in Transilvania nel 1920, emigra giovanissimo con i genitori a New York per sfuggire alle persecuzioni razziali. Dopo la laurea alla Harvard Law School si arruola nell’esercito degli Stati Uniti, prende parte allo sbarco in Normandia. È tra i primi a ispezionare i lager di Ohrdruf in Germania e il famigerato campo di concentramento di Buchenwald. In quei campi e in altri, trova “scheletri indifesi con diarrea, dissenteria, tifo, tubercolosi, polmonite e altri disturbi, che vomitavano nelle loro cuccette piene di pidocchi o per terra con solo gli occhi per chiedere aiuto”. Buchenwald, racconta, “era un ossario di orrori indescrivibili. Non c’è dubbio che sono rimasto indelebilmente traumatizzato dalle mie esperienze come investigatore di crimini di guerra nei centri di sterminio nazisti. Cerco ancora di non parlare o pensare ai dettagli”. Reclutato per contribuire a perseguire i criminali di guerra nazisti nei processi di Norimberga, diventa procuratore capo in un caso in cui 22 ex comandanti sono accusati di aver ucciso oltre un milione di ebrei, rom e altri nemici del Terzo Reich nell’Europa orientale. Tutti gli imputati sono condannati, molti a morte per impiccagione, anche se Ferencz non aveva chiesto la pena capitale. In seguito ha sostenuto la creazione di un tribunale internazionale per perseguire i leader di qualsiasi governo per crimini di guerra. Un “sogno” realizzato nel 2002 con l’istituzione della Corte penale internazionale dell’Aia.

Ivano Marescotti

Ivano Marescotti

Attore, drammaturgo, regista, lavora accanto a grandi maestri come Giorgio Albertazzi, Mario Martone, Giampiero Solari. Al cinema arriva nel 1989, una piccola parte nel film La cintura, di Giuliana Gamba, e poi ne L’aria serena dell’ovest di Silvio Soldini. Da lì inaugura una poderosa carriera: oltre cinquanta film, diretto tra gli altri da Marco Risi, Pupi Avati, Roberto Benigni, Marco Tullio Giordana, Nanni Moretti, Carlo Mazzacurati, Ridley Scott, Anthony Minghella, Antoine Fuqua). Nel 2004 vince il Nastro d’argento con Assicurazione sulla vita di Tommaso Cariboni e Augusto Modigliani. A partire dagli anni Novanta si dedica alla riscoperta del teatro e della letteratura in lingua romagnola. Nel 2022 la decisione di ritirarsi dalle scene per dedicarsi alla famiglia e al Teatro Accademia Marescotti, che ha fondato a Ravenna. Tra i suoi film: Ginger e Fred, Il portaborse, Il muro di gomma, Johnny Stecchino, Vesna va veloce, Hannibal, A casa tutti bene, Bentornato Presidente.

Carlos Saura

Carlos Saura

Una cinematografia, quella del regista spagnolo Carlos Saura, a cavallo tra il reale e il fantastico, il duro realismo e la delicatezza del sogno: “Sono stato fortunato nella vita, avendo avuto la possibilità di fare ciò che mi interessa di più, cinema, teatro, opera e pittura”. L’ultimo documentario è sulla evoluzione dell’arte murale, dalle grotte ai graffiti. Nato da una famiglia di artisti a Huesca nel 1932, dopo la guerra civile si trasferisce a Madrid. Comincia con la fotografia, sua prima la passione, poi passa al cinema. Il primo lungometraggio del ’59 è I monelli; come I figli della violenza di Luis Buñuel è un ritratto dei ragazzi sbandati dei sobborghi di Madrid che sognano di essere toreri. Sposa le istanze del realismo con la camera a mano della nouvelle vague. Con La caccia che parla della violenza a vari strati del suo Paese, nell’ombra lunga dell’ingombrante fantasma della guerra civile, vince l’Orso d’argento ‘65 al Festival di Berlino. Frappè alla menta del ‘67 è il titolo più immaginifico, pieno di ossessioni religiose e sessuali, fantasy alla spagnola: una critica del reale e insieme un esplorazione dell’intimo, soprattutto femminile. Ne la Tana del ‘69 lavora con Geraldine Chaplin che diventa la sua compagna e sua attrice di riferimento. Con In fretta in fretta, sulla delinquenza giovanile vince l’Orso d’oro a Berlino.

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