Proposta Radicale 16/17 2023
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Saggio

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La mia religione

di Lev Tolstoj (a cura di Guido Biancardi)

(di seguito la sesta parte dell’opera, inedita per l’Italia, de “La mia religione”, di Lev Tolstoj)

È sufficiente comprendere l›insegnamento del Cristo per vedere che il mondo, non quello che è stato fatto dono da Dio per la gioia degli uomini, ma quello che è stato istituito dagli uomini per la loro stessa perdita, è un sogno, un sogno dei più assurdi, terrificanti, il delirio di un folle dal quale basta risvegliarsi una volta per non ripiombare più in un siffatto incubo

Dio è sceso in terra; il Figlio di Dio, uno delle persone della Santa Trinità, si è incarnato, ha riscattato il peccato d’Adamo. Questo Dio, così come ci è stato insegnato a pensarlo, ha dovuto dire qualcosa di misteriosamente mistico, che è difficile da comprendere e che non è possibile apprendere che a mezzo della fede e della grazia; ora, ecco che le parole di Dio sono così semplici, chiare, ragionevoli. Dio ci dice in tutta semplicità: non fatevi del male gli uni agli altri, ed il male sparirà. È possibile che la rivelazione di Dio sia così semplice? È possibile che non abbia detto che questo? Ci sembra che questo, lo si sappia già tutti; è talmente semplice.

Il profeta Elia, fuggendogli uomini, si era nascosto in una grotta e gli era stato rivelato che Dio gli sarebbe apparso all›entrata di tale grotta. C›era stata una tempesta che spezzava gli alberi. Elia aveva pensato fosse Dio ed aveva guardato, ma Dio non era là. Poi era cominciato un temporale: c›era stato un tuono terribile e dei fulmini. Elia era uscito per vedere se Dio fosse là, ma Dio non c›era.  In seguito, un terremoto era cominciato; un fuoco era sorto dalla terra, le rocce si erano fessurate e delle montagne erano crollate. Elia aveva guardato: Dio, là, non c›era. Poi tutto si era calmato ed una leggera brezza si era messa ad alitare sui campi rinfrescati. Elia aveva guardato: Dio era là. 

Era questo il senso di quelle semplici parole di Dio: non resistere al malvagio. Esse sono semplici, quelle parole, ma esprimono la legge di Dio e dell›uomo, unica ed eterna. Questa legge è eterna a tal punto che, se esiste nella storia un movimento in avanti verso la diminuzione del male, è unicamente grazie agli uomini che hanno compreso la legge del Cristo in tale modo e che hanno sopportato il male in luogo di opporvisi attraverso la violenza. Il movimento verso il bene, compiuto dall›umanità, si effettua grazie ai martiri e non grazie ai boia. Come un fuoco non può spegnere un altro fuoco, così il male non può spegnere il male. Solo il bene quando incontra il male senza lasciarsi contaminare da lui, può vincere il male. Nel mondo dell›anima umana questo costituisce una legge così irrefutabile come quella di Galileo; no, ancor più irrefutabile, più chiara e più completa. Gli uomini possono trasgredirla, possono nasconderla agli altri, ma, malgrado tutto, il movimento dell›umanità verso il bene non può che realizzarsi che su questa via. Ogni passo in avanti sarà compiuto unicamente nel nome della non-resistenza al male. Ed un discepolo del Cristo può affermare, con maggior certezza di Galileo, in vista di tutte le possibili tentazioni e minacce: “Malgrado tutto, non è la violenza, ma il bene che avrà ragione del male”. E, se questo movimento è lento, lo è unicamente perché la chiarezza, la semplicità, il carattere ragionevole, inevitabile, ed obbligatorio dell›insegnamento del Cristo sono dissimulati alla maggior parte delle persone nella maniera più scaltra e più pericolosa, nascosti sotto una falsa dottrina che viene presentata, a torto, come la vera.

Adesso, avevo compreso ciò che il Cristo diceva nella sua massima: “Avete saputo che era stato detto: occhio per occhio, dente per dente. Ed io vi dico: non resistete al malvagio, sopportatelo”. Il Cristo dice: avete imparato, e vi siete abituati a considerare che fosse cosa buona e ragionevole difendersi con la forza dal male e di cavare un occhio per vendicare un occhio cavato, d’istituire dei tribunali, un esercito, di resistere al nemico; ed io vi dico: non commettete violenza affatto, non fate del male ad alcuno, fossero pure coloro che considerate come vostri nemici. Cosa stupefacente! In questi ultimi tempi ho avuto spesso occasione d’intrattenermi con diverse persone in merito a questa legge del Cristo della non-resistenza al malvagio. Mi è successo, anche se raramente, di incontrare persone che mi han dato ragione. Ma ci sono due categorie di persone che non ammettono mai, non fosse che in via di principio, l’interpretazione letterale di tale legge, affermando con accanimento che è giusto opporsi al malvagio. Queste persone fanno parte di due poli opposti: ci sono fra loro sia dei cristiani patrioti e conservatori che riconoscono come la sola vera la loro Chiesa, sia dei rivoluzionari atei. Né gli uni né gli altri vogliono rinunciare al diritto di combattere con la violenza ciò che essi considerano come un male. E persino i più intelligenti, i più sapienti fra loro si rifiutano di vedere questa verità semplice, evidente, che, se si ammette che un uomo possa opporsi a mezzo della violenza contro ciò che egli considera un male, un altro può altrettanto legittimamente combattere attraverso la violenza ciò che quest’ultimo considera come un male.

Ho avuto di recente fra le mani la corrispondenza fra uno slavofilo ortodosso ed un cristiano rivoluzionario, molto istruttiva al riguardo. Il primo difendeva la violenza della guerra in nome dei suoi fratelli slavi oppressi, l’altro la violenza della rivoluzione in nome dei suoi fratelli oppressi, i mugiki russi. Tutti e due richiedevano violenza, tutti e due si richiamavano al Cristo. 

Ci sono varie maniere di commentare l›insegnamento del Cristo, ma nessuna vi ritrova quel senso semplice, senza giri viziosi, che discende necessariamente dalle sue parole. 

Abbiamo organizzato le nostre vite attorno ai principi che il Cristo ricusa, non vogliamo comprendere il suo insegnamento nel suo significato evidente e semplice, ci auto persuadiamo e ne persuadiamo gli altri che professiamo la sua dottrina perfettamente, oppure che non ci conviene.

Il Cristo dice chiaramente e semplicemente: la legge che consiste nel combattere la violenza con la violenza, questa legge di cui avete fatto un fondamento della vostra vita è falsa ed antinaturale. E dà un nuovo fondamento, quello della non-violenza che, secondo il suo insegnamento, è il solo capace di liberare l›umanità dal male. Dice: pensate che le vostre leggi di violenza correggano il male, esse non fanno che accrescerlo. Fate ciò che vi dico e vedrete se è vero.

Egli non si accontenta di dirlo, adempie lui stesso il proprio comandamento della non-violenza con tutta la propria vita e con la sua morte. Sappiamo perfettamente che la dottrina del Cristo ha sempre guardato, e continua a farlo, a tutte le aberrazioni degli uomini, a tutti quei “tohu”, quegli idoli vuoti che abbiamo creduto di poter estrarre dalla serie delle aberrazioni chiamandoli “Chiesa”, “Stato”, “cultura”, “scienza”, “arte”, “civilizzazione”. Sono esse che il Cristo fustiga, senza giustificare alcuno di questi “tohu”. Non soltanto il Cristo, ma tutti i profeti ebrei, e san Giovanni Battista, e tutti i veri saggi di questo mondo, hanno considerato Chiesa, Stato, cultura e civilizzazione come un male che causerebbe la perdita degli uomini.

Immaginiamo che un costruttore dica ad un proprietario di casa: la vostra casa è malfatta, bisogna rifarla interamente. E che in seguito egli entri in dettagli in merito alle travi che bisognerà abbattere e del luogo in cui fa conto di depositarvele. Il proprietario preferisce non comprendere che la sua casa è costruita male, ma ascolta con finto rispetto le parole del costruttore che riguardano la disposizione e le sistemazioni future della sua casa. È chiaro che tutti i consigli di questo costruttore gli sembreranno inutilizzabili ed un uomo che non rispetti quel costruttore potrà solamente considerarli come stupidi. È esattamente ciò che accade, oggi, in rapporto all›insegnamento del Cristo.

Uso questo paragone poiché non ne ho trovato di migliori. E mi sono ricordato che il Cristo, insegnando la sua dottrina, aveva usato lo stesso esempio. Aveva detto: Io distruggerò il vostro tempio ed in tre giorni, ne edificherò uno nuovo. Ed è a causa di questo che l›hanno crocefisso. A causa di questo si continua oggi a crocifiggere il suo insegnamento. 

Il minimo che si possa domandare a coloro che giudicano l›insegnamento di un maestro è che essi lo considerino dallo stesso punto di vista dello stesso maestro. Ora, il Cristo comprendeva la sua dottrina non come un lontano ideale dell›umanità, la cui realizzazione era impossibile, né come la fantasia poetica di un seducente sognatore degli ingenui abitanti della Galilea. Egli comprendeva la sua dottrina come causa capace di salvare l›umanità. E, sulla sua croce, non ha sognato, ha gridato ed è morto per la sua dottrina, e molti altri sono morti e moriranno ancora in questo modo.

Ogni insegnamento di verità è un sogno per coloro che sono smarriti. Ma basta abbandonare per un solo istante l›idea che l›organizzazione esistente, messa in atto da alcuni uomini, sia la migliore, che sia sacra, perché l›obiezione secondo la quale il cristianesimo è contrario alla natura degli uomini si ritorca contro coloro che l›avanzano. Chi potrà negare il fatto che, non soltanto tormentare o uccidere un uomo, ma anche tormentare un cane, uccidere un pollo o un vitello è contrario e penoso alla natura dell›uomo? (Conosco persone che, diventate agricoltori, hanno smesso di mangiar carne solamente perché dovevano uccidere essi stessi gli animali). Eppure, tutta l›organizzazione della nostra vita è tale che non si possa acquisire alcun bene personale altrimenti che attraverso la sofferenza altrui, cosa che è contraria alla natura dell›uomo. Questa organizzazione e tutto il complesso meccanismo delle nostre istituzioni che hanno come scopo la violenza, mostrano che essa è contraria alla natura dell›uomo. Nessun giudice oserà strangolare con una corda colui che ha condannato a morte. Nessun graduato oserà strappare lui stesso un mugik alla sua famiglia in pianto per gettarlo in prigione. Se non fosse per la disciplina, il giuramento e la guerra, nessun generale né soldato ucciderebbe non solo un centinaio di Turchi o di Tedeschi, né saccheggerebbe i loro villaggi; ma essi non oserebbero ferire un solo uomo. Tutto questo si produce unicamente attraverso la scappatoia di questa complessa macchina dello Stato e della società il cui compito è di frazionare le responsabilità delle violenze perpetrate in modo che nessuno percepisca il carattere antinaturale di questi atti. Gli uni scrivono le leggi; gli altri le applicano; dei terzi addestrano la gente al fine di inculcar abitudini alla disciplina, ovvero ad un›obbedienza assurda e cieca; i quarti, quegli uomini ben ammaestrati, commettono ogni sorta di violenze, giungendo sino ad uccidere senza saperne il perché, né in nome di cosa. Ma basterebbe all›uomo di liberarsi mentalmente (e non occorrerebbe che un istante), da questa rete che è l›organizzazione del mondo, rete nella quale è impigliato, per comprendere ciò che è antinaturale per lui. 

(Segue. Le precedenti tre parti di questo saggio sono state pubblicate su “Proposta Radicale” n.8, 9, 10,13, 14-15) 

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