Proposta Radicale 19/20 2024
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Editoriale

Sono importanti, le parole. Corrispondono a fatti, cose. La parola “partito”, per esempio. Messa al bando, come qualcosa di ripugnante, infetto. Termine, al contrario, da recuperare. Articolo 49 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. 

In un italiano “elementare” i Costituenti hanno stabilito una cosa al tempo facile e complessa: “Tutti” è da intendere nel significato che ne dà l’articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

C’è poi la successiva affermazione: il diritto di poter concorrere con metodo democratico. Qui, la violazione del dettato costituzionale è clamorosa, pervicace, reiterata. Il “concorso” comporta pari condizioni di partenza; identica possibilità di conoscere ed essere conosciuti. Così non è. Ormai innegabile che gli istituti della democrazia liberale versino in uno stato comatoso, progressivamente svuotati, annullati. Marco Pannella parlava di due gambe della democrazia, due strumenti in mano al cittadino: la scheda per eleggere i propri rappresentanti; e quella referendaria. Entrambe confiscate. Sempre più il cittadino si comporta come quel siciliano cui venne data, negli anni del fascismo, la scheda con il nome già stampigliato; si doveva solo incollarla. Sdegnoso, al presidente del seggio sibila: “Ci sputasse vossia!”. È quello che fa da anni metà degli elettori rinunciando al diritto di votare.    

Dobbiamo lavorare con ostinazione e fantasia, pazienza e consapevoli che sarà impresa di lunga, faticosa durata; vincere apatie, pigrizie, stanchezze; si deve tornare ad avere il gusto del confronto, del dibattito, della discussione, del fare, saper fare, far sapere, se si vuole essere all’altezza di quelle ambiziose scommesse che si intende giocare. È l’unico antidoto al veleno costituito dalla dilagante sfiducia nella politica, di cui l’astensionismo elettorale è solo la punta più evidente. Non meno politica, ma più politica.

Le belle (e buone) idee camminano sulle gambe delle persone. Più che mai si patisce la mancanza del respiro e dello sguardo lungo di Pannella, la sua capacità di utopia concreta così simile a quella di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, quando, a Ventotene, prigionieri del fascismo, prefigurano gli Stati Uniti d’Europa. Progetto molto evocato, sistematicamente disatteso. Non per un caso Pannella propose, in anni lontani, un ulteriore “salto”: “Stati Uniti d’Europa e d’America”, passaggio per l’ulteriore “sogno”: la comunità mondiale delle democrazie, strumento politico operativo da contrapporre all’internazionale dei dittatori e dei fanatici liberticidi.

Andrebbe recuperato, come inizio di riflessione, quel “seme” che getta, finita la Seconda guerra mondiale, Giuseppe Antonio Borgese, uno dei tredici docenti universitari che non giura fedeltà al fascismo; con un gruppo di giuristi di Chicago, concepisce “Una Costituzione per il mondo”: utopia che ha la “benedizione” di Thomas Mann e di Piero Calamandrei. Non per caso una “Costituzione”; l’architrave è il diritto. Il diritto al diritto.

Bisogna entrare in quella dimensione planetaria, nonostante sembri un’utopia, proprio perché in questi giorni in cui si vedono coalizzate straordinarie potenze dittatoriali il cui scopo dichiarato è fare strame dei valori liberali e democratici. Altro che la pace e le bandiere bianche…

Il profeta Isaia: da lui un paio di versetti di speranza: “Shomér ma milailah”…Sentinella, a che punto stiamo della notte?”. La sentinella risponde: “La notte sta per finire, ma l’alba non è ancora giunta. Tornate, domandate, insistete!”. In quella domanda il compito: non importa quando la sentinella dirà che la notte è finita. Conta non stancarsi di porre la domanda.

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