Proposta Radicale 28/29 2025
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Editoriale

Primo “Sì” del Parlamento alla riforma che introduce la separazione delle carriere del giudice e del Pubblico Ministero. Apriti cielo! Subito magistratura associata e partiti di opposizione mobilitati nella denuncia che a loro dire corrono indipendenza e autonomia della magistratura. Ma alla fine della fiera, che problema c’è nello stabilire che queste due figure non debbono essere intercambiabili, non è opportuno che chi ha fatto il PM ieri possa fare il Giudice oggi, magari giudicare un procedimento su cui ha lavorato un collega con cui ha operato fino a pochi giorni prima? 

Si obietta che sono pochissimi i casi di interscambio PM-Giudice. A maggior ragione: se sono così rari, perché farne una questione evocando chissà quale finimondo? Si sostiene che non è questo il problema, nella sostanza non cambia nulla, la giustizia italiana soffre di ben altri mali. D’accordo: ma allora perché ci si scalda tanto, invece di mobilitarsi per risolvere i problemi “veri”? Curioso, comunque, che un “non problema” sia contemporaneamente additato come inquietante attuazione del sempre evocato “Piano Rinascita” del capo della P2 Licio Gelli. Per inciso: ci si dimentica sempre di quello che sosteneva Giovanni Falcone: il PM “non deve avere nessun tipo di parentela col giudice…il giudice si staglia come figura neutrale, non coinvolta, al di sopra delle parti. Contraddice tutto ciò il fatto che, avendo formazione e carattere unificate…giudici e PM siano, in realtà, indistinguibili gli uni dagli altri…”. Chissà forse anche Falcone era parte del famigerato piano piduista e gelliano…

Come sia, ci sono anche altre riforme che non vanno abbandonate e che urgono; per titoli: non obbligatorietà dell’azione penale; effettiva responsabilità civile del magistrato; non appellabilità in caso di prima assoluzione.

Dicono che così si mette il piombo ai piedi del magistrato. Proprio così: è un magistrato che operi con i piedi di piombo quello che si vuole.

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