Renzo Jesurum (1901-1970), ingegnere navale, letterato per vocazione, firmava i suoi contributi su La Rivoluzione Liberale e Il Baretti con lo pseudonimo dell’ebreo errante Ahasvero, cercatore di conoscenza, insoddisfatto e sospeso fra i due orizzonti culturali dell’ebraismo e del cristianesimo. Il dono di Lucifero (1925) venne presentato sulla Rivoluzione Liberale come un “originalissimo romanzo fantastico, paradossale, catastrofi co, messianico, e Prezzolini ne scrisse come di una “fantasia cosmica, di un viaggio nel tema del dolore umano. Nel catalogo delle Edizioni Gobettiane, il libro si colloca nella linea intimistico-spiritualistica che fotografa l’inquietudine e il disagio esistenziale di molti autori della generazione di Jesurum.
Il dono di Lucifero
Di Renzo Jesurum – Edizioni di storia e letteratura
Antonio Castelli nasce a Castelbuono, in provincia di Palermo il 14 settembre del 1923. Conseguita la maturità classica a Cefalù, si laurea in legge nel 1945. Dopo aver collaborato, tra il 1954 e il 1958 con Il Mondo di Mario Pannunzio e con il Caffè di Giambattista Vicari, pubblica il volume Gli ombelichi tenui nella collana “Narratori” della Lerici, diretta da Romano Bilenchi e Mario Luzi; nel 1967, con Vallecchi, fautore Geno Pampaloni, pubblica Entromondo, seconda ed ultima opera data alle stampe da Castelli, se si eccettua il volume Passi a piedi passi a memoria (Sellerio) del 1985, che è un florilegio dei primi due. Castelli è morto a Palermo nel 1988.
Opere vede la luce grazie alla disponibilità di Liana Di Pace, moglie di Castelli, che ha messo a disposizione tutti i materiali in suo possesso: non solo disponibilità, ma anche volontà di contribuire a far riemergere il “suo” scrittore dal silenzio in cui era “precipitato”. Antonio Pane ha rintracciato alcuni degli scritti “dispersi” ora riproposti, e oltre a numerosi consigli ha curato le utilissime appendici; i professori Maria Di Giovanna e Antonino Sole hanno fornito utilissimi consigli per la realizzazione del volume; Aldo Gerbino e il padre di Giuseppe Saja (il curatore) hanno “religiosamente” raccolto e conservato tutto quello che riguardava l’opera, la vita e la morte del loro fraterno amico Antonio. Scrive Saja: “A Castelli, all’amico di famiglia che non ho conosciuto, va la mia gratitudine: spesso ho guardato il nostro mondo con i suoi occhi, un privilegio, commovente, talvolta doloroso, sempre illuminante”.
Opere
di Antonio Castelli (a cura di Giuseppe Saja – Salvatore Sciascia editore